Gesù è duramente offeso, quando trascorre l’ultimo giorno della sua vita terrena.
Nell’aula del Sinedrio ascolta le pesanti invettive dei falsi testimoni, ma non interviene.
Sembra un sordo, un introverso e un impossibilitato a difendere la propria innocenza.
Potrebbe sconcertali, smascherando la loro slealtà. Preferisce invece chiudersi in un significativo ed impressionante Silenzio.
Assume il tipico comportamento del giusto perseguitato, respinto e umiliato del Servo sofferente, che tace di fronte ai suoi accusatori e si pone nelle mani di Dio, protettore della dignità umana .
Frustrato dal suo prolungato Silenzio, Caifa gli formula una precisa domanda ed egli dà a Lui una breve risposta (Mt 26,63).
Erode Antipa si stupisce del suo mutismo, lo tratta da stupido sognatore ed egli non inveisce contro di lui (Lc 22,8-11).
Pilato, che trascorre un momento d'incertezza giudiziaria, si avvicina a Lui e gli dice: «Non senti quante cose attestano contro di te? (Mt 27,13-14).
Meravigliatosi del suo sorprendente contegno, gli chiede di difendersi, per evitare una severa sentenza: «Non parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?» (Gv 19,10).
Per indurlo a parlare, gli domanda: «Sei il re dei Giudei?». Gesù gli risponde: «Tu lo dici» (Mc 15,2).
Si chiude poi nello stretto riserbo in cui rivela il bagliore della sua divinità (Gb 9,2-3); condanna i gretti timori e indica come dobbiamo comportarci in qualsiasi conflittualità (Mc 14,56.59.60-61).
Sul Calvario sopporta taciturno le offese verbali e i dolori della crocifissione. Proferisce solo qualche parola per chiarire il suo stato interiore ed infondere speranza a coloro che confidano in lui.
Emesso l’ultimo respiro, ritorna nel Silenzio del Padre e dello Spirito.
Calato nell’oscurità della tomba, all’alba del nuovo giorno risorge senza clamori.
Dalla quiete del Cielo invia il suo Santo Spirito ai discepoli, perché agisca silenziosamente in loro e li trasformi. Nel sacramento eucaristico rimane nascosto e taciturno, per suscitare in noi adorazione, compunzione e riparazione del male commesso.
Manifesterà a tutti la sua potenza e gloria nel Giudizio Universale.
Pensando al sapiente comportamento del Signore, l'apostolo Pietro deduce quest’esortazione per i cristiani perseguitati: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme; egli non commise peccato e non trovò inganno nella sua bocca, quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta» (1 Pt 2,21-23).
Padre Felice Artuso