lunedì 17 novembre 2008

229 di 2013 ; L' onestà e il Silenzio di Gesù

Stefano Armellin con il pezzo 229 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo :L'onestà e il Silenzio di Gesù "La -questione morale- nasce dal fatto che oggi tutta la vita pubblica è segnata da un'impressionante molteplicità di comportamenti immorali o illegali, disonesti o illeciti. Le leggi fondamentali che governano la Pubblica Amministrazione del nostro Paese sono in buona parte quelle dello Stato unitario 800/900 vecchie e inadeguate a reggere l'amministrazione estremamente complessa e con compiti assai estesi di un grande Stato Moderno". La Civiltà Cattolica 1990



Il Silenzio di Gesù nella Passione e nella Gloria di Padre Felice Artuso

Gesù è duramente offeso, quando trascorre l’ultimo giorno della sua vita terrena. 

Nell’aula del Sinedrio ascolta le pesanti invettive dei falsi testimoni, ma non interviene. 

Sembra un sordo, un introverso e un impossibilitato a difendere la propria innocenza. 

Potrebbe sconcertali, smascherando la loro slealtà. Preferisce invece chiudersi in un significativo ed impressionante Silenzio. 

Assume il tipico comportamento del giusto perseguitato, respinto e umiliato del Servo sofferente, che tace di fronte ai suoi accusatori e si pone nelle mani di Dio, protettore della dignità umana . 

Frustrato dal suo prolungato Silenzio, Caifa gli formula una precisa domanda ed egli dà a Lui una breve risposta (Mt 26,63). 

Erode Antipa si stupisce del suo mutismo, lo tratta da stupido sognatore ed egli non inveisce contro di lui (Lc 22,8-11). 

Pilato, che trascorre un momento d'incertezza giudiziaria, si avvicina a Lui e gli dice: «Non senti quante cose attestano contro di te? (Mt 27,13-14). 

Meravigliatosi del suo sorprendente contegno, gli chiede di difendersi, per evitare una severa sentenza: «Non parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?» (Gv 19,10). 

Per indurlo a parlare, gli domanda: «Sei il re dei Giudei?». Gesù gli risponde: «Tu lo dici» (Mc 15,2). 

Si chiude poi nello stretto riserbo in cui rivela il bagliore della sua divinità (Gb 9,2-3); condanna i gretti timori e indica come dobbiamo comportarci in qualsiasi conflittualità (Mc 14,56.59.60-61).

Sul Calvario sopporta taciturno le offese verbali e i dolori della crocifissione. Proferisce solo qualche parola per chiarire il suo stato interiore ed infondere speranza a coloro che confidano in lui. 

Emesso l’ultimo respiro, ritorna nel Silenzio del Padre e dello Spirito. 

Calato nell’oscurità della tomba, all’alba del nuovo giorno risorge senza clamori. 

Dalla quiete del Cielo invia il suo Santo Spirito ai discepoli, perché agisca silenziosamente in loro e li trasformi. Nel sacramento eucaristico rimane nascosto e taciturno, per suscitare in noi adorazione, compunzione e riparazione del male commesso. 

Manifesterà a tutti la sua potenza e gloria nel Giudizio Universale.
 
Pensando al sapiente comportamento del Signore, l'apostolo Pietro deduce quest’esortazione per i cristiani perseguitati: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme; egli non commise peccato e non trovò inganno nella sua bocca, quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta»  (1 Pt 2,21-23).

Padre Felice Artuso