I discepoli cercano una risposta plausibile sul ritrovamento della tomba del loro Maestro. Immaginano che le donne abbiamo preso un abbaglio e parlino a sproposito (Lc 24,11).
La crocifissione di Gesù li ha impauriti, sconvolti, irrigiditi e immersi nel buio dell’incredulità. Senza essere espressamente ostili alla verità ricevuta dalle donne, rimangono scettici, dubbiosi, perplessi e chiusi nello loro meschine opinioni.
Ritardano ad aderire al bel messaggio pasquale, procurando un involontario dispiacere alle discepole del Signore. Preferiscono l’indipendenza dai supposti vaneggiamenti femminili e la ragionevole verifica dei fatti attestati. Hanno bisogno di guarire dai loro turbamenti, uscir dal loro gretto disfattismo, superare la tremenda crisi del venerdì di Passione, ricuperare la propria identità, riprendere un atteggiamento ottimistico, puntare sull’insegnamento di Gesù, infondere agli altri la fiducia in Lui e convincerli sull’aspetto vero e buono del Vangelo.
Pietro, che conserva un sentimento di colpa, per aver rinnegato Gesù, corre al sepolcro e lo vede vuoto (Lc 24,12.24). Guarda attentamente i lini, che avvolgevano il suo corpo.
Costata che sono rimasti come erano stati disposti al momento della sepoltura. Osserva le inconfondibili impronte che egli ha lasciato con il suo passaggio: non hanno alcuna traccia di putrefazione.
Coglie un indizio che Gesù è risorto con un corpo trasformato. Non c’è stata la rianimazione del cadavere come molti hanno supposto ma di un intervento vivificante sul morto che ha qualcosa di inconcepibile, inesprimibile e indistruttibile.
Potrebbe sciogliere ogni dubbio, approvare subito la testimonianza delle donne, ma teme che ci sia un inganno, che va smascherato.
Preferisce la prudenza, il riserbo e il riscontro di segni rassicuranti.
Pertanto ritorna silenzioso dal sepolcro e aspetta nuovi eventi, per giungere ad un ragionevole chiarimento sull’accaduto, respingere le curiose invettive e attestare la verità dei fatti verificati, che immettono la nostra mente oltre il mondo sperimentabile.
La testimonianza dell’incontrollabile risurrezione di Gesù stupisce sempre, suscita infiniti interrogativi, blocca le facili saccenterie, dimostra la sovranità di Dio sulla morte e risponde ai desideri più profondi degli uomini.
Chi crede nell’annuncio pasquale, vince ogni incertezza, titubanza e disagio. Interiorizza il messaggio ricevuto, lo comunica con entusiasmo agli altri, li sostiene, li incoraggia e li accompagna. Educa sia i giovani che gli adulti ad aver fiducia in Dio onnipotente e a lasciarsi guidare da Lui, che si è rivelato Salvatore in Gesù Cristo, presente e attivo in tutto l’universo.
Se da una parte libera dalle scelte maligne, opprimenti e incresciose, dall’altra incrementa gradevoli legami di comunione, di maturazione e di elevazione spirituale.
(Segue)
Padre Felice Artuso