L’evangelista Giovanni (20,1-10) completa il racconto pasquale dei tre Sinottici. Conferisce a Maria di Magdala una funzione rappresentativa di quelle le donne, che seguirono Gesù nella Galilea, lo accompagnarono fino al Calvario, parteciparono con afflizione alla sua agonia, videro la sua deposizione dalla Croce, osservarono il luogo dove fu sepolto e divennero le prime testimoni della sua gloriosa risurrezione.
Scossa dalle tenebre del male, Maria dorme poco la notte che segna il temine del riposo sabbatico e il passaggio del nuovo giorno settimanale.
Per mancanza di illuminazione, gli antichi si spostavano con il buio solo nel caso di estrema necessità.
Mentre domina ancora il buio, la Maddalena esce dal riparo notturno. Esponendosi a dei pericoli, precede le altre donne galilee. Intende protrarre le tradizionali lagnanze funebri su Gesù, potente inviato di Dio.
Giunta presso la tomba, dà un’occhiata alla pesante pietra, rimossa per motivi sconosciuti.
Rinuncia ad entrare nel vano del sepolcro, per constatare cosa è accaduto.
Suppone che alcuni abbiano spostato la pietra e abbiano rubato il cadavere di Gesù.
Non intuisce che sta dinnanzi la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della verità sulla menzogna, del bene sul male.
Turbata, accelera il passo e si precipita da Simon Pietro e dal discepolo amato, ossia da Giovanni.
Arrivata nel loro provvisorio nascondiglio, li informa sulla sconfortante impressione delle donne galilee: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno deposto» (Gv 20,12).
All’improvvisa notizia i due apostoli provano un senso di smarrimento, di ansia e di preoccupazione.
Affezionati a Gesù, corrono verso la sua tomba, per compiervi un'attenta ispezione e lenire la loro preoccupazione.
Si affrettano dove è assente e incontrabile. Non hanno compreso la Scrittura, che aveva predetto la gloriosa risurrezione del Messia (Gv 20,9).
Rappresentano la Chiesa, che si preoccupa di avvicinarsi al Signore, d’intrattenersi con Lui e di percepirne la consolante presenza, ma non lo incontra, perché lo cerca dove non c’è.
Giovanni, più giovane e più veloce, arriva prima di Pietro.
Trova la tomba spalancata e dà una sbirciata ai teli funebri afflosciati. Tuttavia non vi entra, per esaminare da vicino quello che gli è dato di vedere e di capire.
Trattandosi di un caso piuttosto serio, preferisce aspettare qualche attimo e lasciare la giusta precedenza a Pietro, che Gesù aveva scelto ad essere il capo degli apostoli.
(segue) Padre Felice Artuso
"Anche presso i primitivi e i semi primitivi, la cui rozza visione del Mondo non é ancora
giunta a porsi il problema della negazione o dell'affermazione, manca la volontà di
progresso. Il loro ideale é la vita più semplice e meno faticosa.
Non é che l'uomo europeo moderno aneli al progresso perché da questo possa attendersi un
vantaggio personale. Più che dalla propria condizione egli é interessato dalla felicità delle
generazioni future.
Prima o poi comincerà il vero definitivo rinascimento, portatore di pace nel Mondo. I
profeti
ebrei Amos e Isaia (760-700 a.C.) Zarathustra (VII sec. a.C.) e Kung-Tse (560-480 a.C.)
segnano la grande svolta nella storia spirituale dell'umanità.
Nell'epoca moderna, sotto l'influsso del Rinascimento e dell'Illuminismo, il cristianesimo si
é liberato dell'atteggiamento negativo verso la vita, retaggio dell'attesa della fine del Mondo
che aveva caratterizzato i suoi primordi, e ha fatto posto a un atteggiamento affermativo,
trasformandosi così in una religione operante in favore della realizzazione della civiltà.
In quanto tale ha preso parte a quella lotta contro l'ignoranza l'incongruenza, la crudeltà e
l'ingiustizia da cui nell'epoca moderna é nato un nuovo Mondo...
Ma nella misura in cui la negazione della vita, repressa nel XVIII
secolo riacquista in esso importanza attraverso tendenze medievali e
post medievali, il cristianesimo cessa di essere una forza di civiltà,
come testimonia a sufficienza la storia del nostro tempo".
Albert Schweitzer