I martiri ebrei b di Padre Felice Artuso
Nabucodonosor, imperatore babilonese, ha una formazione e un’inclinazione idolatra. Intollerante dei bisogni profondi delle persone, disapprova i giovani ebrei, che rifiutano di adorare le divinità locali. Li punisce con severità, ordinando che essi siano gettati in una fornace ardente (Dn 3,22ss).
Antioco IV Epifane, discendente di Alessandro Magno, dittatore superbo e inflessibile, si pareggia a un potente dio (Dn 11,36) e incrementa il processo di ellenizzazione dei popoli sottomessi. Per ottenere i suoi ambiziosi obiettivi, assegna la carica di sommo sacerdote agli aristocratici giudei; impone di bruciare i loro libri sacri, di saccheggiare il tempio di Gerusalemme, di erigervi una statua a Giove Olimpio e di offrire le vittime a questo idolo. Obbliga inoltre i giudei a omettere la circoncisione, a osservare il riposo sabbatico, a mangiare carne suina, a parlare il greco e a condividere i costumi dei conquistatori (2 Macc, cc, 5; 6; 7).
Per adeguarsi al nuovo corso culturale, che incrementa la bellezza dei giochi, dello sport, del teatro e della cura del corpo, molti sadducei relativizzano l’alleanza con Dio, abbandonano le loro tradizioni religiose e diventano apostati.
L’emerito sommo sacerdote Mattatia, appartenente alla stirpe di Ioarib (1 Cr 24,7), eleva una dura protesta contro l’imperatore e gli apostati. Intrepido difensore della Fede, delle feste, della Legge divina e della morale giudaica, inizia la lotta armata, che si protrae dal 175 al 134 avanti Cristo (1 Macc 2,22ss).
Giuda il Maccabeo (da “maccaba” martellatore), prosegue la rivolta partigiana di Mattatia e abbatte gli altari idolatri. Antioco Epifane reagisce, scatenando una crudele repressione contro gli insubordinati reazionari. Comanda di bruciarli o di ucciderli con la spada (2 Mac 6,11).
Eleazzaro, capo degli zeloti è la più celebre vittima. Catturato e processato, non cede ai ricatti degli avversari. Si mantiene fedele a Dio fino all’altissimo sacrificio della morte.
I sette giovani maccabei, figli di Mattatia, conoscono la stessa sorte di Eleazzaro. Incoraggiati dalla loro fervente madre, affrontano le torture e la morte. Lasciano al popolo d’Israele una lezione di grande fedeltà alla Legge di Dio. Offrono anche agli uomini una testimonianza credibile sul valore dell’espiazione dei peccati, sulla chiamata alla vita eterna e sul nuovo insegnamento, concernente la beata risurrezione dei giusti (1 Mac 2,49-61; 2 Mac 6,18-31; 7,1-42).
Un salmista ricorda così l’atroce e quotidiano martirio di tanti fratelli: «Per te, ( o Signore) ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 44,23). Segue
Padre Felice Artuso