giovedì 20 maggio 2010

781 di 2013 ; da Van Gogh ad Armellin

Stefano Armellin con il pezzo 781 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Da Van Gogh ad Armellin, la seminatrice: I disegni fatti in questi due primi giorni del mese, si evolvono riproponendo antiche espressioni dell'arte.
Si nutrono delle mie ricerche passate, sono migliori perchè più sinceri nel gesto e nella adesione dell'anima con il foglio. 

Seguono un fluido che scarica tutto nella punta della penna. Come per uno scrittore, queste opere portano alla luce una configurazione altrimenti indecifrabile dell'essere. Ma più che una radiografia della mente sono più vicini al getto dell'anima che spurga, che continua a spurgare nella ricerca o constatazione della visione innocente della vita.

Di questa ricerca o constatazione Van Gogh ( 1853-1890) rappresenta uno degli esempi più genuini e sinceri del XIX secolo. Stefano Armellin, 1-2 febbraio 1998

Attesa. Sto terminando intanto il bel libro di F. Furet : il passato di un'illusione, l'idea comunista nel XX secolo, che ho abbinato a : Est di Volcic. Entrambi mi servono per inquadrare meglio questo secolo e calibrare così con sempre maggiore precisione l'Opera. 
Stefano Armellin, mercoledì 4 febbraio 1998

Gesù Cristo è testimone, guida e modello b di Padre Felice Artuso
Coinvolti negli eventi pasquali, gli apostoli annunciano al popolo le grandi opere, che Gesù ha compiuto. Trasmettono specialmente alla gente il suo insegnamento e la informano sul Suo ritorno ala vita del Padre (Mc 16,20). 

Adempiendo la loro missione di testimoni del Signore, ottengono una crescita numerica di credenti in Lui. 

All’ampio consenso pubblico sperimentano nondimeno tensioni, insulti, disprezzi, disonori, ingiurie, rotture, esclusioni, imprigionamenti, fustigazioni, processi e condanne a morte, perché s’imbattono con persone, che tendono a conservare il loro prestigio politico, religioso ed economico . 

Il diacono Stefano è il primo martire cristiano, che subisce la lapidazione, per aver dichiarato nella sinagoga ellenistica che Gesù, morto e risorto, completa la rivelazione divina, iniziata nel periodo dei patriarchi (At 7,58; 8,1).

L’apostolo Paolo, il più celebre dei convertiti giudei al Signore, accenna a intimidazioni, aggressioni, percosse, flagellazioni e arresti (2 Cor 11,23-26). Soffre più degli altri apostoli ostilità e molestie, perché annuncia la gloriosa risurrezione di Gesù (1 Ts 3,3-4). 

Mentre si intrattiene nel sacro tempio di Gerusalemme, i suoi connazionali, vittime dell’invidia e della gelosia, tentano persino di ucciderlo (At 26,21). 

Nel tribunale ebraico non si difende, né inveisce contro i suoi giudici. Si limita solo a chiarire i motivi, che lo inducono a respingere le loro erronee opinioni e a invocare su di loro la benedizione di Dio. 

Accetta pertanto la disgustosa detenzione e si appella al giudizio dell’autorità civile (At 22,1ss). 

Dalla protratta prigionia ricava poi questa conclusione di valore universale: «Tutti coloro che vogliono vivere pienamente in Cristo saranno perseguitati» (2 Tm 3,12). 

Condannato all’ingiusta decapitazione, attende il martirio come una liturgia sacrificale che gli permetterà di passare alla gloria del Signore (2 Tm 4,6). 

Nel secolo II san Policarpo vescovo di Smirne attribuisce il nome di martire ai cristiani, perseguitati, torturati, giudicati e condannati a una morte dolorosa, per aver perseverato nella loro testimonianza in Gesù, vittorioso sul male e vivente in eterno. Segue

Padre Felice Artuso