mercoledì 11 agosto 2010

864 di 2013; Giuda e la Croce

Stefano Armellin con il pezzo 864 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Giuda e la Croce; La via regale della Santa Croce " 1. A molti sembra duro questo linguaggio : "Rinnega te stesso, prendi la tua Croce e segui Gesù" (cfr. Lc 9,23).

Ma sarà più aspro sentirsi dire quella sentenza finale: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25,41). Quelli, infatti, che ora ascoltano volentieri e seguono la parola della Croce, non temeranno allora di dover udire le parole di condanna della dannazione eterna. Questo segno della Croce apparirà nel cielo, quando il Signore verrà a giudicare. Allora tutti i servi della Croce, che durante la vita si conformarono al Crocifisso, si presenteranno a Cristo giudice con grande fiducia.

2. Perchè dunque hai timore di prendere la Croce, per mezzo della quale si giunge al Regno ? Nella Croce c'è la salvezza; nella Croce la vita; nella Croce la difesa dai nemici; nella Croce l'infusione della dolcezza celeste; nella Croce la limpidezza del pensiero; nella Croce il gaudio dello spirito; nella Croce la pienezza di ogni virtù; nella Croce la perfezione della santità.

Non c'è salvezza per l'anima, né speranza di vita eterna, se non nella Croce. Prendi dunque la tua Croce e segui Gesù e giungerai alla vita eterna. Egli ti ha preceduto "portando con sè la Croce" (Gv 19,17) ed è morto in Croce per te, perchè anche tu porti la tua Croce e desideri morire su di essa. Perchè se morrai con Lui, con Lui pure vivrai, se gli sarai stato compagno nel dolore, gli sarai compagno anche nella gloria (cfr. 2Tm 2,11-12)". Op.Cit.

Le stimmate del Signore: segni d’umiliazione e di gloria 2 di Padre Felice Artuso
L’evangelista Giovanni sperimenta che l’annuncio della gloriosa risurrezione di Gesù, basata sull’aver udito, visto, contemplato e toccato il Verbo della vita (1 Gv 1,1-2), suscita tante discussioni. 

Termina il suo racconto evangelico, asserendo di aver narrato solo alcuni segni, per confermare i cristiani nella professione di Fede dell’apostolo Tommaso e per renderli partecipi della filiazione divina: «Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome» (Gv 20,30-31). 

Chi ascolta con assiduità l’annuncio evangelico della Chiesa, approfondisce i contenuti della Fede cristiana e testimonia con coraggio che Gesù «sacrificato sulla Croce più non muore, e con i segni della Passione vive immortale» (Prefazio pasquale III). 

L’evangelista Giovanni non afferma che i discepoli e in particolare Tommaso toccarono le ferite del Signore. Alcuni Padri della Chiesa vanno oltre a quanto ha trasmesso dell’evangelista. Asseriscono che gli apostoli toccarono il Risorto. Infatti, Sant’Ignazio d’Antiochia scrive: «Sono convinto e credo che dopo la risurrezione egli era nella carne. Quando andò da quelli che erano intorno a Pietro disse: “Prendete, toccatemi e vedete che non sono un demone senza corpo”. E subito lo toccarono e credettero al contatto della sua carne e del suo sangue».
 
Cromazio di Aquileia attesta: «Tommaso ha toccato le mani del Signore per riconoscervi le ferite dei chiodi; ha toccato anche il costato del Signore per verificare nella ferita palpabile l’identità del corpo, affinché i nemici della Fede non potessero sostenere che Cristo non è risuscitato dai morti nella medesima carne» . 

Sant’Agostino commenta: Tommaso «vedeva e toccava l’uomo, ma confessava Dio che non vedeva né toccava» . La liturgia bizantina dichiara Beato Tommaso, perché fu ritenuto degno di vedere il Signore e di toccare la piaga del suo costato. I teologi della Scolastica si adeguano all’insegnamento della tradizione e non discutono se è possibile avere un contato sperimentale con il Signore. Segue

Padre Felice Artuso