giovedì 6 ottobre 2011

1286 di 2013 ; Meraviglie dell'arte

Stefano Armellin con il pezzo 1286 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : 

Meraviglie dell'arte 

"GIOVANNI...

Sì, te lo dico, quando eri giovane mettevi la tua cintura e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio stenderai le mani, un altro ti cingerà e ti porterà dove tu vorrai.
Indicava in questo modo con quale morte avrebbe glorificato Dio. 

E detto questo aggiunse: seguimi. 

Pietro si volta e vede venire con loro il discepolo che Gesù amava, colui che, posto durante la cena contro il suo petto, gli aveva detto : Signore, chi é che ti tradisce ?

Pietro, vedendolo, dice a Gesù : Signore, e Lui ? Gesù gli risponde : se voglio che rimanga finché venga, che t'importa ? Tu, seguimi. 

Si sparse allora tra i fratelli la voce che questo discepolo non sarebbe morto. Gesù però non ha detto: non morirà, ma: se voglio che rimanga finché io venga, che t'importa ? (Vangelo di Giovanni 21, 18-23)". 
Sergio Quinzio, Op. Cit. pp. 574

"Il peccato non può essere soltanto qualcosa di oggettivo, poiché ogni colpa implica sempre la responsabilità personale del soggetto...i bambini che muoiono senza battesimo non hanno scelto di nascere e morire peccatori.

E' Dio stesso che li ha creati, cioé voluti e posti in essere, e poi tolti da questa esistenza terrena segnata dal Peccato Originale. 

Nessuno viene all'esistenza da sé, ma da Dio; 

E l'esistenza umana nella quale si é posti é concretamente ferita dal peccato.

Il fatto che Dio doni all'uomo una esistenza segnata dal male, per poi punire in lui il male che questi non ha voluto, appare una cosa assolutamente contraria alla giustizia divina.

Certamente, la grazia é dono che Dio può donare a chi vuole, e non c'é nessuno che abbia diritto  alla grazia. 

Tutti gli uomini avendo peccato in Adamo, portano nella loro natura questo peccato come qualcosa di personale, pur non essendo una colpa personale.

Adamo pecca per suo libero arbitrio, non così l'umanità tuttavia, sia Adamo che l'umanità si trovano nella stessa situazione di condanna.

Alla tesi dell'universalità del Peccato Originale, basata su Rm 5, 12, si poteva opporre la tesi dell'universale volontà salvifica di Dio, basata su 1Tm 2,4. Agostino non sfugge a questa obiezione, dando una sua interpretazione...

Dio fa quello che vuole anche in coloro che non fanno quello che Lui vuole".

Attilio Carpin, 
Agostino e il problema dei bambini morti senza il battesimo, 
Bologna, ESD, 2005.


San Basilio il Grande (330-379) a
Padre Felice Artuso

Basilio nasce a Cesarea di Cappadocia da genitori nobili e ferventi cristiani. 

È il primogenito di dieci figli. 

Trascorre l’infanzia in famiglia e all’età di tredici anni rimane orfano del padre. 

Dotato di una brillante intelligenza, frequenta la scuola a Cesarea, metropoli e capoluogo dell’eloquenza. 

Guidato dai migliori maestri, prosegue gli studi a Costantinopoli, nuova capitale imperiale, e ad Atene, centro della cultura occidentale e del rigore stoico. 

Nel ritorno alla città natale esercita la professione di retore. 

Ha un fisico gracile e una volontà tenace. Non recede mai dinanzi all’instabile salute e al vincolante lavoro. Sollecitato dalla sorella Macrina, si prepara al Battesimo e lo riceve. 

Interpretando la sua vocazione cristiana come chiamata alla contemplazione, verso il 356 si reca in Egitto, in Palestina, in Siria e in Mesopotamia. 

Indaga sui fiorenti tipi di vita eremitica e cenobitica. 

Ricco d'esperienze spirituali, ritorna in patria, dove progredisce nella sapienza della Croce e combatte le aberrazioni della mitologia. 

Si ritira quindi in una valle solitaria del Ponto e qui s’immerge nella meditazione della sacra Scrittura, nella preghiera e nello studio dei Padri apostolici. 

Apre poi il primo monastero e assieme a un piccolo gruppo di giovani amici condivide la preghiera, l’ascesi spirituale, l’approfondimento dei contenuti evangelici, il lavoro e la testimonianza di Fede. 

Provvede anche alle necessità fisiche e spirituali del popolo, imitando la compassione di Dio, riscontrabile nelle azioni dei patriarchi, dei profeti, dei giusti d’Israele e specialmente nella missione di Gesù Cristo.
 
Rimane solo cinque anni nel monastero, perché nel 364 Eusebio, vescovo di Cesarea Marittima, gli conferisce l’ordine presbiterale ed episcopale. 

Successore nella sede di Eusepio, nel 370 è nominato metropolita della Cappadocia. 

Qui svolge il suo ruolo di primaria responsabilità, scrivendo diversi trattati nei quali difende i diritti dei poveri, denuncia gli errori dell’arianesimo ed eleva l’insegnamento teologico, liturgico, spirituale e morale della Chiesa. Segue

Padre Felice Artuso