venerdì 3 giugno 2011

1161 di 2013 ; il comandamento

Stefano Armellin con il pezzo 1161 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Il Secondo Avvento.

Il sangue nel vecchio Testamento (b); di Padre Felice Artuso


Il sommo sacerdote si mette gli abiti migliori e conformi alla solennità liturgica. Indossa una tunica bianca di lino, un pettorale con dodici pietre preziose, uno di mantello rosso o blu, un turbante regale sul capo e una splendida corona d'oro con la scritta "Santo per il Signore".
Sull’altare dei sacrifici immola un vitello e in un calice dorato ne trattiene una porzione di sangue. Entra quindi nel Santo dei Santi, dove si conserva l’Arca dell’Alleanza, segno della dimora di Dio tra gli uomini. 

Incensa il propiziatorio, coperchio rettangolare d'oro, che custodisce le tavole su cui sono incisi i dieci comandamenti. 

Immerge poi un dito nel sangue ancora caldo della vittima e asperge sette volte il propiziatorio. Prosegue il rito, proferendo il nome ineffabile di Dio (Jahvé). 

Esce infine dal luogo sacro e con il medesimo sangue del vitello immolato asperge se stesso e i sacerdoti, disposti di fronte a lui (Lv 4,5-7; 16,1ss). 

Ripete un’altra volta il rito, aspergendo il propiziatorio e la gente. Pone anche le sue mani su un capro, per concentrarvi simbolicamente i peccati di tutto il popolo d’Israele.

Consegna da ultimo la bestia immonda ad un uomo. Costui conduce il capro sul monte Suk, detto dagli arabi Gebel Mussa, monte di Mosé, situato ad est della città di Gerusalemme. 

Lo getta quindi in un precipizio, perché sbatta sulle pietre e si sfracelli al posto dei peccatori .. 

Prima di chiudere la celebrazione penitenziale, il sommo sacerdote eleva a Dio alcune invocazioni, nelle quali dichiara che egli ha perdonato i peccati del suo Popolo e gli ha ridato dignità. 

Il suggestivo rito suscita un'intensa gioia nei partecipanti (Sir 50,5-21) che ritornano alle proprie dimore, consapevoli che Dio li ha rigenerati e riabilitati al servizio cultuale.
A causa delle guerre l’Arca dell’Alleanza scompare definitivamente dal Tempio di Gerusalemme. Da allora gli ebrei trasformano il rito di purificazione sacrificale in una celebrazione penitenziale e la svolgono di anno in anno nelle loro sinagoghe.

La Lettera agli Ebrei osserva che il sangue degli animali effuso sull’altare di Gerusalemme, annuncia l’immolazione di Gesù. 

Pertanto i cristiani ammettono che egli è il vero grande sacerdote che nel giorno della sua morte sparge il proprio sangue sull’altare della Croce, entra poi nel Santuario celeste e unisce a sé gli uomini da lui consacrati e santificati. 

Edith Stein, Santa Teresa della Croce accogliendo quest’interpretazione, scrive che l’antico cerimoniale di Jôm Kippûr prefigura il Venerdì Santo e apre il passaggio al Santo dei Santi: «Il giorno della riconciliazione è tipo veterotestamentario del venerdì santo» . 

Israel Zoller (Italo Zolli), gran rabbino di Roma nell’ottobre del 1944 ha una visione intellettiva straordinaria.

Mentre nella sinagoga presiede la celebrazione annuale del Kippûr, con gli occhi dello spirito vede Gesù Cristo crocifisso, che gli dice:

«Tu sei qui per l’ultima volta». Ne prova una grande impressione. Chiede subito di ricevere il Battesimo assieme ai suoi familiari e sceglie di chiamarsi Eugenio, il nome del Papa vivente, Pio XII . Intraprende quindi il cammino che Gesù aveva percorso, salendo sul luogo della crocifissione e dell’effusione del sangue.

Padre Felice Artuso