Stefano Armellin con il pezzo 1039 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo :Punta della Dogana a Venezia
L'Arte e la Croce di Stefano Armellin
Trascinando disetro di sé l'umanità, la scienza che supera i limiti viola la nostre ragionie. Noi viviamo un tempo di violenza assoluta, da quando Platone e Aristotele, hanno aperto il recinto e :
" guardando alla sostanza, si può dire che tutto quello che ancora oggi si afferma dell'azione umana si muova all'interno di ciò che di essa hanno pensato Platone e Aristotele" (E. Severino pp.65, Oltre il linguaggio, Ed.Adelphi 1992)
Uscire dal recinto, e uscirci con ragione é una azione che l'arte più della filosofia sa fare molto bene.
L'arte autentica non é illusione, magia, astrologia ma tecnica. La tecnica é la sorella gemella della scienza, Severino dimentica nel ricordare che l'arte é tecnica, la sua essenza più intima, il suo spirito...ma può la tecnica apparentemente serva della scienza ricondurre quest'ultima alla ragione ?
Questa é la domanda chiave del nostro tempo alla quale la mia opera risponde con una affermazione.
L'avvenimento secondo Giotto é oggi l'avvenimento secondo Armellin, proprio perché l'Arte e la Croce é l'interno del cerchio di Giotto. Stefano Armellin
Il giusto morente può ripetere l’espressione di Gesù, di Padre Felice Artuso
All’approssimarsi della morte Gesù ci lascia il compendio della sua fedeltà a Dio.
Consegna a noi un patrimonio spirituale, che ci sprona a combattere la potenza distruttrice del male, ci sollecita a vivere nell'obbedienza filiale a Dio, ci spinge a compiere scelte coraggiose e ci induce a camminare verso l’accesso alla gloria eterna.
Non aspettiamo che egli muti parere nei nostri confronti e ci affidi una regola di vita, apparentemente più agevole. Egli differisce dalla nostra volubilità, incostanza e superficialità. Non cambia il programma assegnatoci, né modifica il suo piano, preparato per ognuno di noi.
Coscienti che ci ha affidato l’incarico di tendere verso il definitivo compimento della nostra vita, proseguiamo con gioia a pregare e a «lavorare, perché il divino disegno di salvezza raggiunga tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra» (LG 33).
Evitiamo di indugiare nell'accidia, termine di derivazione greca, che significa: stanchezza, svogliatezza, indolenza, torpore, noia e tristezza. Questo atteggiamento è un vizio capitale, che blocca la persona, la paralizza, l’appesantisce, la priva della libertà e dell'agilità interiore. La rende insensibile a qualsiasi valore. Procura ad ognuno insicurezza, instabilità, scoraggiamento, disgusto, nausea, inquietudine ed angoscia. Impedisce agli uomini e alla donne di coltivare rapporti d'amore con Dio e con le creature.
I maestri spirituali antichi e moderni, raccomandano di combattere l’accidia e assicurano che si vince mediante l'apertura alla grazia di Dio, l'impiego delle energie interiori e la pronta risposta alle urgenze umane.
Sant'Alfonso Maria De' Liguori (Vescovo e Dottore della Chiesa, Napoli 1696 - Pagani 1787) contrasta l’accidia, emettendo il voto di non perdere tempo e vi resta fedele nel corso della sua vita. Pertanto diviene un celebre predicatore, un valente scrittore di teologia morale, un compositore d'inni sacri, un pastore amabile ed un fondatore di missionari, detti Redentoristi.
Con il suo esempio richiama tutti noi a prende con serietà il dono del tempo, che Dio ci concede.
Padre Felice Artuso
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