Sula responsabilità individuale della Passione del Signore il Catechismo Romano, destinato ai parroci e pubblicato dopo il concilio di Trento, riassume così l'insegnamento della Sacra Scrittura e del Magistero ordinario d’occidente:
«A prescindere dalla colpa originale ed ereditaria dei primi uomini, la causa della Passione di Cristo va ricercata nei peccati commessi da tutti gli uomini, dalle origini ad oggi, e in quelli che ancora si commetteranno sino alla fine del Mondo.
A questo infatti mirò il Salvatore, soffrendo e morendo per noi: a redimere e cancellare i peccati di tutte le età, offrendo al Padre una soddisfazione universale e sovrabbondante.
A valutarne meglio l'importanza occorre rilevare che Gesù Cristo non solo soffrì per i peccatori, ma ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle sue sofferenze» .
Nel 1964 Paolo VI, pellegrino in Terra Santa, esterna sul Calvario questi sentimenti personali, che ognuno può riferire a se stesso:
«Siamo qui, Signore Gesù, siamo venuti come colpevoli che tornano sul luogo del loro delitto… Siamo venuti per riconoscere il misterioso rapporto tra i nostri peccati e la tua Passione».
Terminata la Via Crucis al Colosseo il Venerdì santo 1968, il Papa Montini ribadisce quanto aveva espresso sul Calvario:
«Noi siamo parte in causa nel dramma della Croce, siamo corresponsabili, collegati moralmente con coloro che l’hanno ucciso.
A bene riflettere, Gesù rispecchia nei suoi dolori e nella sua morte i nostri peccati».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, di cui San Giovanni Paolo II ha voluto la composizione e la pubblicazione, ricorda che per le sofferenze di Gesù i cristiani hanno una responsabilità più grave degli ebrei
«La Chiesa, nel magistero della sua Fede e nella testimonianza dei suoi santi, non ha mai dimenticato che ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle sofferenze del divino Redentore.
Tenendo conto del fatto che i nostri peccati offendono Cristo stesso, la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei» (CCC 598).
In una pubblica meditazione del Venerdì Santo 1986 questo Santo Papa ribadisce lo stesso insegnamento con questa sintetica espressione:
«Nella Croce è racchiusa fino in fondo la verità sul peccato dell'uomo» .
A sua volta nel Compendio del Catechismo Cattolico Benedetto XVI attesta: «Ogni singolo peccatore, cioè ogni uomo, è realmente causa e strumento delle sofferenze del Redentore, e più gravemente colpevoli sono coloro, soprattutto se cristiani, che più spesso ricadono nel peccato o si dilettano nei vizi» .
In un’omelia precisa:
«Il Signore ha portato con sé le sue ferite nell’eternità. Egli è un Dio ferito; si è lasciato ferire dall’amore verso di noi. Le ferite sono per noi il segno che Egli ci comprende e che si lascia ferire dall’amore verso di noi. Egli, infatti, si lascia sempre di nuovo ferire per noi» .
Condannata la violenza omicida, il Papa Ratzinger asserisce che ogni attentato terroristico «offende Dio e l’umanità intera» .
Nella visita alle Fosse Ardeatine ricorda: «Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell’uomo sull’uomo» .
Nella preghiera dell’Atto di Dolore, composta dai teologi, noi riconosciamo che con i nostri peccati abbiamo offeso Dio e invochiamo il suo perdono, dicendogli:
«Mio Dio, mi pento e mi dolgo dei miei peccati, perché peccando… ho offeso te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa» .
Inoltre nella preghiera, simile all’Atto di Dolore ammettiamo di aver offeso il Signore con i nostri peccati e gli promettiamo di non offenderlo più:
«O Gesù d’amore acceso, non ti avessi mai offeso. O mio caro buon Gesù non ti voglio offendere più, perché di amo sopra ogni cosa...».
Padre Felice Artuso
"La Madre Speranza non fu bene accolta a Bilbao, Bilbao era il centro delle province basche, centro del nazionalismo che era incoraggiato dai sacerdoti religiosi che erano seguiti fedelmente dal popolo. C'era a Bilbao in quel tempo una grande diffidenza verso tutti coloro che non fossero di razza basca; tutti coloro che arrivavano a Bilbao erano disprezzati, soprattutto la gente del Sud...
La Madre Speranza proveniva proprio da Murcia, una delle province più povere, e pretendeva competere con l'aristocrazia di Bilbao...". Op.Cit.